10 Antiche Credenze Popolari: Piemonte

10 Antiche Credenze Popolari Piemonte 10 Antiche Credenze Popolari Piemonte

10 Antiche Credenze Popolari del Piemonte: Tra Streghe, Anime e Riti Propiziatori

Il Piemonte, terra di montagne maestose e tradizioni radicate, custodisce un patrimonio di leggende e superstizioni che mescolano sacro e profano. Ecco 10 antiche credenze che hanno plasmato l’immaginario collettivo di questa regione.

Le Processioni delle Anime del Monte Rosa

Si credeva che nella notte dei morti, le anime dei defunti formassero una processione silenziosa verso il Monte Rosa, emergendo dai cimiteri e dai crepacci montani. Chiunque si fosse imbattuto nel corteo poteva essere nominato “cavaliere” delle anime, guidandole in un viaggio mistico, prima di tornare alla realtà con un senso di straniamento profondo .

Le Offerte ai Defunti

Nell’Alto Piemonte, durante la festa di Ognissanti, le famiglie imbandivano la tavola con un piatto extra per i defunti, lasciando castagne bollite, vino e i biscotti “Ossa da mordere” (detti anche Òss ëd Mòrt), croccanti e dalla forma irregolare. Si riteneva che gli spiriti banchettassero con questi cibi, mentre i vivi si allontanavano al suono delle campane.

Le Masche: Streghe tra Bene e Male

Figure ambigue del folklore, le masche erano donne capaci di guarire con erbe medicinali o maledire con sortilegi. Si riunivano in luoghi come la Grotta delle Masche (Torino), considerata un portale per dimensioni parallele, dove celebravano riti notturni. Le loro riunioni avvenivano in date specifiche: 2 febbraio (Candelora), 1° maggio (Calendimaggio), 1° agosto e 31 ottobre .

Il Carnevale come Rito Propiziatorio

Oltre a essere un momento di divertimento “alla rovescia”, il Carnevale aveva una funzione magica. A Villar d’Acceglio (Valle Maira), le Barboeros (maschere tradizionali) danzavano per assicurare un raccolto abbondante. Si credeva che senza di loro, la terra sarebbe rimasta sterile.

L’Uomo Selvatico delle Alpi

Leggenda diffusa nelle valli alpine, l’Uomo Selvatico era una creatura pelosa, custode dei boschi, che insegnava ai contadini l’arte della caseificazione. Simbolo del rapporto simbiotico tra uomo e natura, compariva in racconti per ammonire chi sfruttava la terra con avidità.

I Diavoli e le Pietre Maledette

Numerose rocce piemontesi sono legate a storie diaboliche. La Pietra del Diavolo in Val Susa, ad esempio, sarebbe stata lanciata da Satana per distruggere un santuario, mentre i Pugni del Diavolo in Val Chisone mostrerebbero l’impronta delle sue dita, segno di antiche lotte tra bene e male .

Le Veglie con i Fantasmi

Nelle campagne, durante le veglie invernali, gli anziani raccontavano storie di fantasmi che infestavano cascine abbandonate. A Gambasca, ad esempio, si narrava di donne condannate per stregoneria nel 1495, i cui spiriti vagavano ancora nei boschi .

La Morte come Passaggio Rituale

Nella cultura contadina, la morte era un evento collettivo e ritualizzato. Si preparava il defunto con oggetti simbolici (monete per il viaggio nell’aldilà) e si vegliava il corpo per giorni, credendo che l’anima avesse bisogno di tempo per distaccarsi dal mondo terreno .

I Presagi Naturali

Eventi come il volo degli uccelli o la forma delle nuvole erano interpretati come segni divini. Un esempio? Se un gufo si posava sul tetto, preannunciava una morte imminente. Analogamente, un raccolto scarso era spesso attribuito all’ira delle masche o alla negligenza nei riti propiziatori .

Il “Ballo degli Spazzacamini” di Cuneo

A Cuneo, si credeva che gli spazzacamini portassero fortuna se danzavano con le loro scope prima di iniziare il lavoro. Durante la festa di San Giovanni (24 giugno), organizzavano un rituale di purificazione: saltavano su carboni ardenti e disegnavano croci con la fuliggine sulle porte delle case per scacciare demoni e malattie. La fuliggine stessa era conservata come talismano contro il malocchio.

I Lümes della Val Pellice: Fuochi Fatui degli Eretici

Nella Val Pellice, terra di storia valdese, si narrava che i Lümes (lampi misteriosi) fossero anime di eretici bruciati sul rogo. Queste luci vagavano di notte tra i sentieri del Monviso, attirando i viandanti verso burroni. Per proteggersi, i montanari portavano una barma (piccola grotta) scavata nei sassi con simboli solari, considerata un rifugio spirituale contro le apparizioni.

La “Masca ’d Còiri” e il Patto col Diavolo di Chieri

A Chieri, la leggenda della Masca ’d Còiri (Strega di Cuorgnè) racconta di una donna che, nel ‘600, avrebbe stretto un patto con il diavolo nella Cappella di San Giorgio (oggi in rovina). In cambio di poteri divinatori, accettò di trasformarsi in gatto nero ogni notte. La sua figura è legata alle “pietre delle streghe” ancora visibili nel centro storico: massi con incisioni a spirale usati per riti di fertilità.

Conclusioni

Queste credenze, tramandate oralmente per secoli, riflettono un mondo dove natura, spiritualità e comunità si intrecciano. Oggi, luoghi come la Grotta delle Masche o i borghi delle valli alpine custodiscono ancora l’eco di queste storie, invitando a scoprire un Piemonte segreto e affascinante. Per approfondire, fonti come i libri di Tersilla Gatto Chanu e di Enrico Bertone offrono uno sguardo completo su questo patrimonio immateriale.